Padova, 4 novembre 2012 // “Facciamo la festa” al militarismo

Domenica 4 novembre, come ogni anno, verrà celebrata in tutta Italia il Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, in occasione dell’anniversario della fine della prima guerra mondiale (4 novembre 1918), dopo la firma dell’armistizio a Villa Giusti, situata nella provincia di Padova. Nel corso degli anni, tale ricorrenza (prima era “festa”, oggi solo “giornata”: ma nulla è cambiato) è stata accompagnata da partecipate celebrazioni in piazza, così come dall’apertura al pubblico delle caserme, esposizioni di armamenti e mostre sulla Grande Guerra. Insomma, al posto di essere entrata nel cuore di tutti come giornata di lutto per quel macello insensato di una generazione intera e di un continente intero, questa è stata vergognosamente strumentalizzata dalle istituzioni civili e militari per i propri interessi di propaganda e di costruzione artefatta di (in)coscienza storica.

A Padova sono in programma una cerimonia principale, la quale si svolgerà nei pressi di Palazzo Moroni, e diverse iniziative nei vari quartieri cittadini. Ritenendo lotta antiautoritaria e antimilitarismo non disgiungibili, essendo il secondo parte della prima, lanciamo per la giornata di domenica un’iniziativa di volantinaggio davanti a Palazzo Moroni (e, perché no, anche dentro se possibile!), a partire dalle ore 9.

Padova, 4 Novembre 2012 – Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate

CHI FA LA GUERRA NON VA LASCIATO IN PACE

“Il patriottismo è un sentimento artificiale e irragionevole, funesta origine della maggior parte dei mali che desolano l’umanità. Tutti i governi, con una sfacciataggine sorprendente, hanno sempre affermato e affermano che i preparativi militari e le guerre stesse sono necessarie per mantenere la pace” L. Tolstoj

La nostra è una società in cui fare e preparare la guerra pare cosa normale – né più né meno che cent’anni fa. Normale come portare i propri figli alle parate militari per applaudire assassini e strumenti di morte. Normale come questa giornata, che festeggia l’esercito e l’unità nazionale al posto di celebrare il lutto di vedove di guerra, di madri, di figli e figlie, di fratelli e sorelle, di ogni tempo e in tutto il mondo. La nostra è una cultura militarista condivisa, inspiegabilmente sopravvissuta a guerre mondiali, fascismo e guerre globali, e loro diretta e colpevole connivente.

Le nostre vite sono quotidianamente investite da un processo di militarizzazione imposta. E non è solo una questione “di camionette”, che vediamo circolare per le nostre strade e che a noi per nulla tranquillizzano (tutt’altro). È recente la notizia dell’ampliamento del site Pluto di Longare (VI) da parte dell’esercito statunitense, coperto da un fitto mistero governativo, che probabilmente ospiterà, come durante la guerra fredda, un deposito di “munizioni speciali”, ossia nucleari. La Spending Review di questo governo tecnico prevede piccoli tagli al personale militare, sì: ma solo per reinvestire in nuovi sistemi d’arma, come i cacciabombardieri nucleari F-35, e regalare al comparto Difesa e armamenti 23 miliardi di euro l’anno, garantendo gli affari miliardari del mercato di import/export e produzione di armi.

L’esercito nasce con due funzioni programmatiche: una di repressione interna di controllo della popolazione, ed una esterna di difesa dei “confini nazionali” ed espansione imperialista. In questi anni, a partire dalle presidenze statunitensi Bush, si sente spesso parlare di “esportazione della democrazia”: un’idea per cui l’Italia è in guerra e che è a dir poco aberrante, strumentale, ideologica. Essa cancella ogni complessità umana e sociale e afferma senza mezzi termini l’esistenza di modelli culturali superiori ad altri. Noi neghiamo la legittimità di concetti quali “missioni di pace” e “guerre umanitarie”. Basta sfogliare i libri di storia: fin da quando esiste la violenza istituzionalizzata, le classi dominanti hanno sempre dichiarato le guerre definendole umanitarie e per la pace. Forse che a forza di combatterle le guerre sono finite? O è giunta l’ora di mettere in discussione una buona volta la patria, la guerra, la gerarchia, il militarismo e tutti i suoi interpreti, mandanti ed esecutori?

Come antimilitarist* e pacifist*, ci opponiamo a tutto questo e ad ogni guerra, pratica brutale e fabbrica di morte, così come alle istituzioni militari in se stesse, prolungamento armato dello Stato, struttura di gerarchia e di violenza. Riteniamo che l’unica lotta possibile contro la guerra ed il militarismo debba mettere in discussione l’esistenza stessa delle istituzioni e delle strutture di dominio – Stato compreso –, da sempre indissolubilmente intrecciati, e che nulla hanno a che fare con la vita e la felicità delle persone, con la creatività propria dell’auto-organizzazione e dell’autogestione, con l’armonia e la complementarietà fra società e natura. Un’opposizione politica e morale alla guerra che non contempli una critica radicale serrata e coerente a ogni struttura di prevaricazione dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla donna, dell’umano sulla natura, ci pare monca e sterile.

Noi, naturalmente per nulla inclini ad accettare principi come obbedienza e comando, non possiamo tollerare che persone in divisa, col monopolio della forza dalla loro parte, istruiti e inquadrati a dovere, limitino la nostra libertà di cercare un’alternativa sociale pacifica, orizzontale e inclusiva, obbligandoci ad accettare l’ordine vigente. Noi, al contrario di loro, armi non ne abbiamo e non ne vogliamo avere. Noi, al contrario di loro, non vogliamo né obbedire né comandare.

Oggi siamo qui per dire qualcosa di sensato in mezzo a questa folle ricorrenza, e a ricordare a sindaco e autorità civili e militari che mandare le istituzioni a onorare i propri caduti è come mandare il macellaio a coronare di fiori le carcasse delle proprie bestie.

Azione diretta contro il militarismo e il potere in ogni sua forma

Per la e la disobbedienza e diserzione

Contro la gerarchia e il dominio

Per la giustizia sociale, per un mondo di liberi ed eguali

“Guerra significa obbedienza cieca, sconsiderata stupidità, brutale insensibilità, sfrenata distruzione e irresponsabile massacro” A. Berkman

CONTRO TUTTE LE GUERRE

CONTRO TUTTI GLI ESERCITI

Gruppo libertario La Formica

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